“dare al cliente quello che ancora non sa di volere“
La storia che segue è di un progetto che merita di essere raccontato perché racchiude la mia predisposizione all’ascolto del cliente e la voglia di creare con lui un rapporto. Sono molto legato a questo progetto perché con esso, dopo 15 anni, sono tornato a disegnare a mano per lavoro.
Non tratto questi progetti come parte del portfolio di lavoro, ma come una questione umana nella mia storia lavorativa e personale. Prima della storia, però, voglio mostrarvi.
Metto sul tavolo la bottiglia nuda, verso un po’ del vino nel calice: lo faccio girare, lo degusto, poi prendo il blocco da disegno. Con la matita appunto le prime parole che l’assaggio mi suscita, avanzando per associazione di idee. A questo punto inizio a schizzare, in base ai concetti scritti a matita sul foglio. Ripasso con la stilografica i tratti salienti di quanto fatto.
Cantina La Torre, famiglia Pasini
Erano mesi che in azienda stavano preparando bozze su bozze con il tipografo, ma la loro opinione sino a quel momento era stata del tipo “sì, dai, non ci dispiace.”
La peculiarità della famiglia Pasini è che il proprietario si chiama Lorenzo, il padre Attilio, il nonno si chiamava Lorenzo e il bisnonno, che ha dato vita alla cantina nel 1925, si chiamava Attilio.
Faccio un giro in cantina, vedo questo ritratto fotografico del nonno Lorenzo, che è colui che ha trasformato la cantina da produttrice di vino per amici e parenti a cantina professionale.
Il restyling delle etichette
Mi sono messo al tavolo da lavoro, ho guardato il ritratto e l’ho riportato ai minimi segni descrittivi, poi ho aggiunto il colore: il bordeaux per la cravatta, colore che cambia in base al tipo di vino.
Per Belladinotte ho disegnato la figura di un profilo femminile ripetendo la tecnica del colore del vino inserito nel disegno in bianco e nero, questa volta nei pois del vestito.
Per Radici ho disegnato la radice della vite. La tonalità scelte dei rossi sono tutte diverse perché richiamano il vero colore di ogni vino. Il Riesling della cantina è stato chiamato il Capèl del Pre perché, secondo il papà Attilio, il campo aveva quella forma, inteso come il pezzo di manzo. Io, invece, ho disegnato il classico cappello del prete, con il pompon che è diventato la zona da colorare.
Il succo di questa storia è di andare da qualcuno che non ha le idee chiare, ascoltarlo, capirlo e creare qualcosa di specifico per lui.
“Il legame umano”
Nel 2021 lessi su Garda Notizie “morto l’enologo Attilio Pasini”.
Quella notizia mi ha fatto rimanere molto male perché era un amico, uno di quei personaggi che ti ricordano la figura paterna. Ancora oggi se posso aiuto Lorenzo quando ha bisogno, questo è il risultato del legame che si è instaurato con la famiglia dietro a quel primo progetto insieme.